QUARTA DOMENICA D’AVVENTO

Anno A, 22-12-2019

Is 7, 10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1, 18-24

            Quest’ultima domenica d’Avvento sembra contraddire, con la scelta delle letture bibliche, quello che dicevamo fin dalla prima domenica di questo cammino di Avvento: dicevamo che l’Avvento non è preparazione al Natale ma alla Venuta finale del Signore! E oggi si legge l’ “antefatto” del Natale. Perché?

            Credo che, al di là delle intenzioni di chi ha composto, più di cinquant’anni fa, questa sequenza di letture, il testo dell’Evangelo di oggi vada letto non solo quale “antefatto” al Natale ma soprattutto sotto la specie di una contemplazione in Giuseppe di un modello di attesa, di una modalità di vivere la vita facendosi terreno dell’oltre di Dio che è sempre sorprendente ed imprevisto.

            Giuseppe che è il protagonista di questa domenica diventa dunque figura dell’Avvento non solo e non tanto perché lui è stato, con Maria, il più vicino alla prima venuta del Figlio di Dio, ma soprattutto perché il suo atteggiamento umano e spirituale è quello che serve a ciascuno di noi per essere uomini dell’Avvento, uomini e donne che vivono il “frattempo” di storia che è dato loro con il cuore, la mente e la vita tutta tesi verso quella beata speranza del ritorno del Figlio di Dio, Gesù!

            Giuseppe è un ragazzo (smettiamola di rappresentarcelo come un vecchietto!!!) innamorato in attesa delle sue nozze e in attesa di quella vita che aveva sognato e progettato con Maria in tanti momenti di sguardi, di dialoghi e di sogni ad occhi aperti … Giuseppe si trova nel drammatico frangente di vedere distrutta tutta la sua bellissima costruzione di vita, di progetti, di sogni.

            Qui, in questa umanissima vicenda di conflitto interiore, di crisi, di necessità di decisione, Giuseppe diviene per noi “traccia” per essere uomini dell’Avvento: Giuseppe sceglie di aprirsi all’incomprensibile, di misurarsi con l’inconcepibile! Poi capirà che come Maria aveva concepito in grembo l’Inconcepibile (il suo Creatore!), lui dovrà concepire l’Inconcepibile nel cuore e nelle concretissime decisioni di una vita!

            Nel conflitto Giuseppe sceglierà di accogliere l’oltre che viene da Dio, sceglie Maria e la preferisce a quella discendenza che era legittimo desiderio e dovere di ogni pio ebreo; Giuseppe sceglie l’amore, fidandosi di Dio, invece della generazione. È capace di far questo perché è capace di sogni … il sogno è il profondo del cuore, è ciò di cui è fatta l’anima di ognuno di noi … in quel profondo che è il sogno Giuseppe è abitato dalla capacità di amare e di fidarsi, di credere all’incredibile, di consegnare quello che è, che ha e ha progettato.

            Giuseppe è uomo dell’Avvento perché vive il tempo della sua vita facendone un terreno ove Dio possa venire con le sue vie strane, imprevedibili, costose; Giuseppe è uomo dell’Avvento perché non si fa imprigionare neanche dai suoi progetti sani, santi e belli … è uomo dell’Avvento perché sa che il suo presente può essere invaso da Dio e lui gli dà accesso liberamente senza nulla sapere e senza nessun calcolo meschino.

            È uomo dell’Avvento perché nella tentazione di sottrarsi al mistero e di tornare alla vita prevedibile e fatta tutta dalle sue mani, Giuseppe si fida di un sogno più che del suo buon senso … ascolta e fa. Così l’ impensabile si fa spazio in lui: mette il nome a Colui che è il Nome; accoglie quella parola che Dio rivolge da sempre all’uomo: Non temere … l’uomo nel giardino dell’in-principio ha rivolto a Dio la sua prima parola dicendo: Ho avuto paura (Gen 3,10) … da allora Dio non cessa di dirci: Non temere … perché non temere? Perché sempre più si rivelerà come Colui che c’è per noi uomini! E Giuseppe smette di temere e così sarà terreno per l’Emmanuele, il Dio con noi per il quale l’uomo potrà imparare a liberarsi dalla terribile, agghiacciante, immobilizzante nemica che è la paura!

            Giuseppe è uomo dell’Avvento perché si tiene aperto al mistero vincendo le umanissime resistenze che ci impediscono di aprirci a ciò che è più grande di noi. Giuseppe è uomo dell’Avvento perché umilmente comprende di essere fatto per quel mistero, per essere terreno espropriato per quel mistero.

            Giuseppe è uomo dell’Avvento perché impara a no temere le cose grandi, decide di accogliere non le parole che vengono impetuose dalle sue paure ma le parole che vengono da Dio! E decide di fare quelle parole!

            Giuseppe è uomo dell’Avvento perché, come dicevo, dà credito ai sogni (come lui nel racconto di Matteo ci saranno i Magi!) … Giuseppe sa sognare con Dio … sa che se si sogna da soli si può essere preda di illusioni, se si sogna con Dio la realtà parte da lì.

            Giuseppe ci fa concludere questo Avvento con la sua presenza dolce, forte e tenera mostrandoci come la storia ha bisogno di noi, di ciascuno di noi, per aprirsi all’Avvento di Dio!

            Sulle tracce di Giuseppe possiamo diventare ciascuno un maranathà fatto di carne e sangue, di lotte e di fatiche, di slanci e di offerta, di gioia purissima, quella che è possibile a chi si libera da ogni catena di buon-senso, di prevedibile, di controllabile. L’Avvento vuole cuori così!

            Vieni, Signore Gesù!

P. Fabrizio Cristarella Orestano

Beate Heinen: Il sogno di Giuseppe (1991)