PASQUA DI RISURREZIONE

Anno A/12 Aprile 2020

Veglia
Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14;Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4; Ez 36,16-28; Rm 6,3-11; Mt 28,1-10
Messa del giorno
At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 (opp.1Cor5,6b-8); Gv 20,1-9 (sera Lc 24,13-35)

            La Risurrezione di Gesù è evento che irrompe nella storia e che la storia, la nostra storia, non ha potuto in alcun modo preparare; nella storia degli uomini, in verità, il solo Gesù di Nazareth è l’uomo che ha potuto porre le premesse della Risurrezione. Le ha poste in essere con tutta la sua vita, con le sue scelte, con il suo donarsi senza riserve, con la ferma decisione di perdersi per amore.

La Risurrezione resta un evento imprevedibile, imprevedibile anche per Gesù stesso, infatti , se negli annunzi della Passione troviamo anche la profezia della sua Risurrezione, questi non vanno colti come strettamente storici; per Gesù era chiaramente prevedibile una morte violenta ed era chiaro che la stava scegliendo liberamente e per amore, ma di certo non poteva prevedere la Risurrezione! Agli apostoli avrà detto che accogliendo gli oltraggi e la morte lo faceva in libertà ed amore e che sapeva che il Padre avrebbe dato una risposta di senso alla sua scelta. Ma quale questa risposta? Lo stesso Gesù lo scoprirà nell’ora della Risurrezione! Lì giungerà a pienezza la sua coscienza filiale. Mi pare di straordinaria bellezza questa visione di un Gesù che scopre con gioioso stupore l’opera incredibile e imprevedibile del Padre e la scopre come noi all’alba della Pasqua!

            La Risurrezione, non prevedibile e neanche immaginabile, è però l’unico sbocco cui poteva approdare un uomo come Gesù! Uno come Lui non poteva restare nella morte, non poteva  restare tra gli artigli di colei che è l’icona stessa del non-amore, del non-senso, dell’egoismo e del peccato!

            All’amore del Figlio, che si abbandona tutto nelle sue mani, il Padre risponde con la vita e con una vita che dal suo corpo in quel sepolcro di Gerusalemme, si propaga a tutta l’umanità di cui Gesù si è fatto fratello!

            L’evento della Risurrezione è qualcosa che porta a pieno compimento la creazione e che risponde a tutte le attese e le speranze degli uomini della Prima Alleanza ma pure alle attese e speranze, anche non verbalizzate fino in fondo, di tutti gli uomini di tutti ti tempi e di tutte le culture.

            L’uomo è un assetato di vita perché la vita e inscritta nella sua natura più vera, l’uomo è immagine del Dio della vita e, se tante volte si fa complice iniquo della morte (per la Bibbia ne è stato addirittura l’ “iniziatore” come ci dice sottilmente la narrazione della vicenda di Caino ed Abele), nel suo più profondo e sempre per la sete di vita che lo abita che fa scelte di morte! E’ paradossale ma è così!

            Gesù è venuto a dirci che tutta la nostra sete di vita può essere appagata attraverso l’unica via dell’amore! E’ Il Crocefisso che è risorto! Non un altro! Il Crocefisso per amore!

            La sua Risurrezione ha immesso nelle “vene” della storia una possibilità di vita senza fine! La sua Risurrezione è inimmaginabile promessa di Dio per tutta l’umanità! I discepoli di Gesù sono la primizia di un’umanità liberata dalla paura cattiva della morte, sono quelli che devono gridare al mondo questa speranza senza limiti! La fede nella Risurrezione di Gesù immette i suoi discepoli, noi, in una storia nuova che deve accendere tutta la storia di quell’amore che Gesù ha vissuto, di quell’amore che ha vinto la morte.

            Come si entra nella fede nella Risurrezione? La rivelazione cristiana ci dice che solo chi ha fede nella Parola contenuta nelle Scritture e chi ha fede nell’amore crocefisso di Gesù riesce ad iniziare a credere nella Risurrezione e riesce a rimanere in questa fede; solo chi crede nella Parola della Scrittura e nell’amore crocefisso di Gesù che per grazia ha sperimentato, riesce a continuare a credere nella Risurrezione pure in mezzo ai tantissimi segni di morte che invadono la nostra vita e questo nostro mondo. La Parola ci racconta un amore tale che chi lo sperimenta non può non arrivare a credere in una risurrezione che riguarda tutta l’umanità; l’amore di Dio per noi, quello che Gesù ci ha narrato fino alla Croce, non può avere fine con la nostra morte. Se così fosse la morte sarebbe più forte dell’amore e la vicenda pasquale di Gesù, invece, ci ha testimoniato proprio il contrario.

            L’amore di Gesù è la radice della sua Risurrezione, è quell’amore che ha “costretto” il Padre a risuscitarlo da morte!

            La tomba vuota all’alba di Pasqua ha bisogno di essere interpretata e solo la fede nell’amore fino all’estremo del Figlio può interpretarla. La tomba vuota in sé è un dato ambiguo e senza la fede non può essere letta; è la fede che soccorre la nostra vita quando precipita nella morte per vuoto d’amore o per paura …

            Il Discepolo amato che entra nella tomba vuota è icona proprio di chi ha l’intelligenza dell’amore e per quella inizia a credere; l’intelligenza della Scrittura porterà poi a pienezza quella fede nata dall’amore. Il Quarto Evangelo su questo è chiaro quando dice che il Discepolo amato entrato nel sepolcro vide e credette” e poi aggiunge: Non avevano ancora compreso la Scrittura che egli, cioè, dovesse risuscitare dai morti. Questo del Discepolo amato è l’itinerario di ogni discepolo che inizia a credere per l’amore che ha sentito su di sé, per l’amore fino all’estremo del Crocefisso e, nella Scrittura accolta, creduta, pregata porta a pienezza la sua fede ed in quella fede inizia a vivere. Dall’amore la fede, dalla fede alla vita.

            L’Angelo della Risurrezione invita le donne ad entrare nel sepolcro per vedere il luogo dove era stato deposto il corpo del Crocefisso, così il racconto di Matteo che stanotte si legge nella Veglia; Pietro ed il Discepolo amato, nel racconto di Giovanni, entrano nel sepolcro che Maria di  Magdala ha trovato aperto e vuoto … questo entrare nel sepolcro ha una grande valenza simbolica e spirituale. Nelle nostre vite, infatti, siamo spinti tante volte in luoghi di morte, in luoghi di lutto, di lacerazioni di vicinanze, di abbandoni dolorosi che viviamo quando finiscono relazioni, amicizie, storie di fraternità o di amore, in luoghi di incomunicabilità; e non solo! Non solo entriamo in luoghi di morte ma permettiamo anche alla morte di visitarci, di entrare in noi; questo accade quando sciaguratamente diventiamo luogo di morte per gli altri chiudendoci nei nostri egoismi, nelle nostre arroganze; quando abusiamo dell’altro, lo cosifichiamo, lo manipoliamo; quando usiamo violenza o indifferenza sulla sua vita! Allora diventiamo tombe di umanità.

            La fede nella Risurrezione che è il cuore della fede cristiana crede una cosa incredibile: crede che la vita nasca dalla morte grazie alla potenza debole dell’amore di Cristo Gesù! Con la fede nella Risurrezione possiamo entrare nelle situazioni di morte, quelle fuori di noi e quelle interne a noi, guardando oltre la morte e vivendo la Risurrezione usando delle energie della Risurrezione di Gesù. Per quell’energia noi possiamo amare come Cristo ha amato perché “abbiamo creduto all’amore che Cristo ha avuto per noi” (cfr 1Gv 4, 16).

            A Pasqua dobbiamo contemplare il Risorto per fidarci con rinnovato vigore di quell’energia di amore che ci permette di credere l’incredibile, di sperare l’insperabile e soprattutto di amare in non amabile, di fare delle nostre vite di discepoli del Crocefisso dei “luoghi” di vita e non di morte, ma fino in fondo e smettendola con i compromessi con la mondanità. Si è “luoghi” di vita, infatti, quando si è abitati dall’amore e disposti all’amore, ad un amore concretissimo come quello di Gesù che è risorto perché ha dato la vita, ha trovato la vita perché ha avuto il coraggio di perderla per amore. Ha vinto – come scriveva Agostino – perché si è fatto vittima!

            Oggi, nel frangente difficile e luttuoso in cui abbiamo vissuto questa Pasqua, noi discepoli del Crocefisso che ha amato fino all’estremo abbiamo il dovere di essere testimoni di una speranza grande, quella che l’Evangelo di Pasqua stanotte ha proclamato in modo straordinario; ricordate il racconto di Matteo? Le donne vedono l’angelo sfolgorante che ribalta la pietra del sepolcro e vi si siede sopra. Che significa? L’angelo di Dio (che nella Scrittura è sempre segno della presenza di Dio!) manifesta la vittoria di Gesù sulla morte di cui la pietra simboleggia il carattere implacabile e irreversibile; l’angelo vi si siede per proclamare la vittoria di Dio sulla morte e sulla sua irreversibilità. L’angelo non apre la tomba per far uscire Gesù: Gesù è già risorto (Venite, vedete il luogo dove giaceva, dice l’angelo), l’angelo la apre perché le donne entrino e vedano; il sepolcro era stato sigillato ma non è sigillando il sepolcro che si possono impedire le energie della Risurrezione! Di queste energie, fratelli, noi dobbiamo essere testimoni; testimoni oggi in cui pare che le uniche energie in azione siano quelle del morbo, della paura e della morte! Si vive nelle energie della Risurrezione quando si lotta per la vita e si lotta da uomini assieme agli altri uomini chiunque essi siano! Abbiamo il dovere, per questa Pasqua che abbiamo celebrato, di vivere il nostro umano in relazioni purificate, coraggiose, impregnate di Evangelo e capaci, come Colui che chiamiamo Signore, di dare la vita come ci verrà richiesto e dove ci verrà richiesto.

            Così saremo noi stessi un’ alleluia di speranza e di luce.

P. Fabrizio Cristarella Orestano