VENTISETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

3 Ottobre 2021/ Anno B

Gen 2, 18-24; Sal 127; Eb 2, 9-11; Mc 10, 2-16

Marco mostra come seguire Gesù nelle vie di ogni giorno: come seguirlo nella via nuziale, nel rapporto con le cose, nel rapporto con il potere. In fondo la sequela di Gesù ci può cambiare e dirigere rispetto alle tre libido (amandi, possidendi e dominandi, come dirà Freud) che sono le grandi spinte che esistono nell’uomo, spinte che lo costruiscono, ma spinte che lo possono anche perdere … l’amore, il possedere e l’usare il potere sono nell’uomo e devono essere indirizzati e usati per edificare l’uomo nella sua pienezza.

Questa domenica si fissa l’attenzione sul primo punto; domenica prossima l’episodio del giovane ricco ci porrà dinanzi al problema del possedere; l’altra domenica, con la domanda dei primi posti da parte di Giacomo e Giovanni, dinanzi al problema del potere.

Gesù libera!

Rende possibili una grande fedeltà nell’amore, una grande libertà dalle cose, una nuova capacità di servire e non di servirsi degli altri dominandoli.

La domanda che oggi è posta a Gesù è capziosa e Marco lo dichiara semplicemente: «Avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, domandarono a Gesù: “E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”». Domanda capziosa, che vorrebbe gettare Gesù nel ginepraio delle polemiche, molto vive a quel tempo tra scuole rabbiniche, circa i limiti e i casi di divorzio… ma forse la domanda è ancora più maligna perché pretende che Gesù si pronunzi su una questione che al Battista era costata la testa; Giovanni, infatti, su questa questione aveva provocato Erode Antipa con quel «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello» (Mc 6,18)…

Gesù però non cade nel tranello, e riporta la questione ad un livello “altro” che i suoi interlocutori neanche immaginavano. Il problema è il cuore: la Thorà, infatti, rendeva possibile il divorzio per un solo motivo, la “sclerocardia, la durezza del cuore. Un cuore duro ed impenetrabile da parte delle esigenze d’amore del progetto di Dio. Un cuore così non è in grado di cogliere il senso dell’“in-principio”; quell’“in-principio” in cui non fu così… un “in-principio” a cui più che mai è necessario ritornare per proclamare ciò che il matrimonio significa. Gesù dice con chiarezza che l’uomo non separi ciò che Dio ha unito, e – per dire di questa unità creata da Dio – Marco usa il verbo syzeúgnumi che, alla lettera, significa “mettere sotto uno stesso giogo” (d’altro canto la parola “coniuge” deriva da questa stessa idea!).

L’amore dei due è indissolubileperché narra le nozze, l’alleanza tra Dio ed il suo popolo: spezzare il matrimonio è smentire Dio, è rompere l’alleanza con Lui. Lui è fedele e nel matrimonio il credente è chiamato a mostrare la gloria della sua fedeltà…

Gesù si mette, senza mezze misure, sulla scia del profetismo come quello di Malachia: «Il Signore non gradisce le vostre offerte… e voi vi chiedete il perché? Perché il Signore è testimone tra te e la donna della tua giovinezza che tu tratti perfidamente mentre essa è la tua consorte, la donna legata a te da alleanza. Non fece Egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale?… Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Io odio il ripudio, dice il Signore Dio di Israele»… (cf. Ml 2, 13-16).

Gesù cita in tal senso, e senza possibili vie di fuga, il testo del Libro della Genesi  che costituisce la prima lettura di oggi: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una sola carne». Per Gesù il matrimonio tende a fare dei due un solo essere, e questo per volontà di Dio. Dio nei due crea un’unità che non può più essere spezzata perché a quell’unità Egli affida una profezia: la sua fedeltà ed il suo amore.

Appartenere al Regno perché si è accolto il Cristo significa portare su di sé la bellezza e lo splendore della fedeltà di Dio. Il Dio dell’Evangelo è il Dio d’Israele fedele ed amante, fedele fino a perdonare tutti gli “adultèri” del popolo, fedele all’uomo che si aliena agli idoli fino a dare il proprio Figlio Unigenito (Cf. Gv 3,16).

La sequela, ci dice oggi la Scrittura, è questione di fedeltà, di perseveranza, di costanza! La sequela non è via passeggera, non è una stagione della vita… è vita! E questo va mantenuto e proclamato con fedeltà alla vita. Nel matrimonio questa fedeltà è fedeltà a quell’unità indissolubile che Dio ha voluto per i due. Una fedeltà che, ove venisse rotta, infangata, alienata può essere ricostruita dalla fedeltà di Dio e dalla sua grazia. Una fedeltà che va custodita anche quando uno dei due la rigetta e la disprezza. È via di croce sì, è via esigente … è via seria! È via che non svilisce le scelte dell’uomo, è via che non aliena la sua carne … è via che il mondo irride. È via che il mondo deplora parlando di “rifarsi una vita”… ma la vita è già stata fatta da un sì alla donna, all’uomo della propria giovinezza. Quel sì rimane. E se l’altro fosse infedele, chi resta deve rimanere fedele… se non vuole anche lui sconfessare Dio e la sua fedeltà, se non vuole sconfessare la propria stessa vita facendola diventare soggetta a passeggere emozioni e a passeggeri desideri o bisogni…

È questo il messaggio duro di Gesù… tanto che i discepoli arrivano a dire, nella redazione di Matteo, che «se questa è la condizione dell’uomo non conviene sposarsi» (cfr Mt 19,10).

La venuta di Gesù non tollera più rimandi o addolcimenti (come le norme date da Mosè per la durezza dei cuori!), vuole invece urgenza, radicalità!

Come è possibile? Marco lo dice nella seconda parte dell’Evangelo di oggi: se si accoglie il Regno come un bambino… entra nel Regno chi accoglie il Regno. Accogliere significa dargli accesso alla propria vita senza “se” e senza “ma”, in un ascolto obbediente e semplice. In un ascolto che si fida.

L’Evangelo è netto, forse appare duro (certamente al giorno d’oggi impopolare!), ma è umano perché prende sul serio l’uomo ed i suoi “sì”, e perché chiede all’uomo una vera presa di posizione, libera ed autentica, dinanzi alle esigenze del Regno.

P. Fabrizio Cristarella Orestano

George Lundeen (1948):
Coppia di innamorati (Scultura in bronzo)